NON SEMPRE L'ATTIVITÀ FISICA E' SINONIMO DI BENESSERE. QUANDO E' UN PROBLEMA?

ho mangiato quella focaccia adesso devo fare un’ora di cyclette per bruciare calorie…se faccio 2 km a piedi magari stasera posso concedermi un aperitivo…Le amiche si complimentano con me per la mia forza di volontà e costanza, praticare sport in fondo fa bene, lo dicono tutti!

È davvero così? Qual è il confine che divide il piacere dall’obbligo? Dove si trova il confine che stabilisce la differenza tra una sana attività fisica e comportamenti eccessivi e disfunzionali?

Chi soffre di Disturbo del comportamento alimentare (DCA) valuta sé stesso in modo quasi esclusivo in base al peso, forma del corpo e alimentazione ed al controllo esercitato su questi aspetti.

Come si evince dall’immagine uno dei meccanismi implicati in questo sistema di valutazione può essere proprio una particolare forma di attività fisica caratterizzata da due elementi: l’eccesso e la compulsione

L’esercizio è “eccessivo” quando la sua durata, frequenza e intensità eccede quello che è richiesto per il raggiungimento e il mantenimento dello stato di salute fisica e mentale. L’esercizio è “compulsivo” quando è associato al senso soggettivo di essere obbligati o spinti ad esercitarsi; quando ha la priorità rispetto alle altre attività della giornata ed è associato a sensi di colpa e ansia quando è rimandato.

L’attività fisica viene dunque praticata con lo scopo di gestire ansia e sensi di colpa, non per il piacere che ci sa dare. Non viene considerata come fonte di energia, forza, svago e relax ma esclusivamente come fonte di controllo sul peso, forma del corpo e alimentazione. Anziché fonte di benessere e rigenerazione, l’attività fisica diventa tossica e può causare danni fisici quali lesioni, aumentare il rischio di fratture e complicanze cardiache.

Chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare o lo sta sviluppando, soprattutto agli esordi si può sentire forte, potente, imbattibile. Sente di poter avere il controllo su quello che maggiormente lo spaventa e lo rende instabile ed anzi può chiedere aiuto in questa fase a personal trainer/coach per allenarsi in modo ancora più intenso. Si crea così un circolo vizioso, un vortice che si auto mantiene in cui i risultati ottenuti a caro prezzo non sono mai associati ad un senso di benessere duraturo.

Nella sfera dei disturbi alimentari non c’è libertà di scelta; chi soffre di DCA è incatenato in questo sistema che lo vincola e lo spinge a fare cose non tanto per il piacere di, ma per placare ansia e sensi di colpa.

Lo sport fa bene alla salute e questo è stato ampiamente dimostrato dai fatti e dalla letteratura scientifica. È terribilmente disfunzionale l’idea di doverci meritare il cibo facendo attività fisica.

Quali sono gli indizi che potrebbero farci sospettare che stiamo eseguendo esercizio fisico in modo disfunzionale?

  • Se ci sentiamo in obbligo a fare esercizio, anche se questo potrebbe arrecare dei danni

  • Se ci sentiamo in colpa se non facciamo esercizio per qualsiasi ragione

Se si sospetta di stare eseguendo esercizio fisico in modo eccessivo e compulsivo può essere utile confrontarsi con degli specialisti. La psicoterapia, abbinata ad una valutazione medica ed a un percorso nutrizionale svolto con un professionista formato sui disturbi alimentari è la terapia di elezione sia per trattare un eventuale disturbo alimentare sia per migliorare il proprio rapporto con l’attività sportiva.

 

A cura di Dott.ssa Veronica Santini, Medico Chirurgo specializzando in Medicina dello Sport e dell’Esercizio fisico

In collaborazione con Dott.sse Valeria Rossi e Erica Baroncelli