COSA DIFFERENZIA LA NEOFOBIA ALIMENTARE DALL’ARFID?

COSA DIFFERENZIA LA NEOFOBIA ALIMENTARE DALL’ARFID?

Dopo il post sulla neofobia alimentare mi sono arrivati numerosi messaggi privati di genitori chiedendomi la differenza tra la neofobia alimentare e l’ARFID (DISTURBO EVITANTE RESTRITTIVO DELL'ASSUNZIONE DI CIBO).

La NEOFOBIA ALIMENTARE è una condizione di avversione momentanea al cibo che se affrontata con serenità e con strategie adeguate si risolve da sola intorno ai 4 anni di età.

L’ARFID è un disturbo introdotto nel 2013 nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), che ha unito in un’unica categoria diagnostica i disturbi della nutrizione dell’infanzia con i disturbi dell’alimentazione.
La diagnosi di ARFID si pone quando si verifica un persistente fallimento nel soddisfare le necessità nutrizionali e/o energetiche che determina una o più delle seguenti conseguenze:
- perdita di peso significativa o fallimento di raggiungere l’aumento di peso atteso o inadeguata crescita nei bambini;
- deficit nutrizionale significativo;
- funzionamento dipendente dalla nutrizione enterale o dai supplementi orali;
- marcata interferenza con il funzionamento psicosociale.

Nell’ARFID sono stati proposti tre sottotipi:
- evitamento del cibo per un’apparente MANCANZA DI INTERESSE per il mangiare o il cibo (una condizione chiamata anche disturbo emotivo di evitamento del cibo);
- evitamento SENSORIALE del cibo, in cui l’evitamento del cibo è legato alle sue proprietà sensoriali quali l’aspetto, l’odore, la consistenza, il gusto o la temperatura;
- evitamento del cibo dovuto alle PREOCCUPAZIONE PER LE CONSEGUENZE AVVERSE del mangiare, come il soffocarsi, il vomitare o lo stare male. In questi pazienti sono anche comuni sintomi come il dolore addominale, la nausea e la malattia da reflusso gastroesofageo.

L’ARFID si manifesta già in età pediatrica e sembra colpire un maggior numero di maschi. Inoltre, il disturbo presenta una frequente comorbilità per i disturbi d’ansia e, in alcuni casi, per il disturbo da deficit di attenzione/iperattività e i disturbi dello spettro autistico.

Rivolgersi ad un team di specialisti che si occupa di questi disturbi è fondamentale per la diagnosi e la terapia.