IL CASO DI NICOLA: UNA NONNA DA EDUCARE

Nicola, un ragazzo di 13 anni, è arrivato nel mio ambulatorio con i sui genitori perché voleva lui stesso perdere qualche chiletto. Negli ultimi mesi si sentiva preso in giro dai compagni di classe; i genitori volevano che Nicola fosse seguito da uno specialista che si occupasse di alimentazione in età evolutiva, vista la delicata fase di crescita fisica e lo sviluppo cognitivo.

Secondo i percentili di crescita Nicola era in sovrappeso, la sua alimentazione non era così squilibrata: mangiava abbastanza frutta e verdura, mangiava regolarmente a colazione, pranzo e cena e faceva gli spuntini, quindi non saltava mai i pasti, fortunatamente. I genitori avevano una buona alimentazione, anche se per motivi di lavoro erano costretti a mangiare spesso fuori casa. Nicola mangiava quindi sempre a pranzo, e a volte anche a cena, dalla nonna paterna.

La nonna cucinava “alla vecchia maniera”, molti fritti e soffritti, molta carne, molti formaggi e salumi, pasto abbondante e per finire la crostata di frutta; “perché almeno così Nicola mangia la frutta” mi disse durante una visita la nonna.

L’aspetto positivo è che Nicola faceva sport, giocava a calcio 3 volte a settimana, più la partita, e lo faceva volentieri.

Il percorso ha richiesto quindi la necessità di includere la nonna, che fino a quel momento era la persona che più di ogni altra si occupava dei pasti di Nicola; la sua alimentazione dipendeva dalla nonna, fattore da tenere sempre in considerazione.

A questa età l’obiettivo è migliorare le scelte alimentari e il comportamento alimentare in attesa che l’altezza aumenti. Per valutare se un bambino o un ragazzo in età adolescenziale ha un peso adeguato per l’età o se è inferiore o in eccesso, viene calcolato il BMI che è il rapporto tra il peso e l’altezza. Se il peso rimane lo stesso e l’altezza aumenta, il BMI scende naturalmente fino ad arrivare nella fascia di normopeso e quindi di salute.

Gli obiettivi del percorso erano quelli di:

- mantenere il peso circa del valore iniziale aspettando che l’altezza e l’età aumentassero

- mantenere un buono stile di vita attivo

- educare la nonna nella preparazione di pasti adeguati dal punto di vista qualitativo e quantitativo.

Gli incontri si svolgevano periodicamente, a volte solo con Nicola per coinvolgerlo e renderlo parte attiva del cambiamento, a volte solo con i genitori, già sensibili alla corretta alimentazione, responsabili della colazione e delle merende, ma soprattutto con la nonna, l’unica incaricata del pranzo e della cena.

All’inizio del percorso la nonna era a dir poco scettica e spaventata che il nipote dovesse stare a “dieta”. Poi con il passare degli incontri ha capito che dieta vuol dire scegliere bene e migliorare lo stile di vita; non di certo patire la fame, “come aveva fatto lei da piccola”, mi disse una volta.

La nonna ha imparato a cucinare in modo sano, ha iniziato a proporre a Nicola pasti più bilanciati, ha capito che i “legumi sono come la carne”, che “non serve molto tempo per cucinare il pesce”...che si può mangiare sano e gusto allo stesso tempo!

Sono passati 2 anni circa dal primo incontro, Nicola è cresciuto, pratica sempre sport, mangia meglio, è normopeso….e anche la nonna è dimagrita di 10 chili!

….quando si dice TERAPIA FAMILIARE!