Obesità infantile: l'epidemia del terzo millenio

 

Negli ultimi decenni si è verificato, su scala mondiale, l’incremento della prevalenza dell’eccesso ponderale medio della popolazione, senza risparmiare l’età pediatrica; infatti la prevalenza dell’obesità infantile sta crescendo incessantemente ed il tasso attuale è 10 volte più elevato di quello degli anni ’70, tanto che oggi, questo fenomeno viene definito “la nuova epidemia”.

L’obesità in età pediatrica è una delle più comuni malattie croniche dell’era moderna e una delle maggiori emergenze socio-sanitarie, non solo per ciò che riguarda la salute individuale, ma anche per i costi sanitari legati alle cure delle complicanze ad essa correlate, sia in età pediatrica che in età adulta; si stima che i costi dei servizi sanitari per il trattamento delle complicanze associate negli adulti, possano raggiungere il 6% della spesa totale per l’assistenza sanitaria e che i costi indiretti, legati alla perdita di produttività, ne aumentino ulteriormente l’entità.

A tal proposito, accurate analisi dei costi della patologia e delle sue conseguenze sanitarie, hanno indotto l’OMS, tra cui il nostro Paese, a definire la prevenzione dell’obesità come un obiettivo di salute pubblica prioritario.

Sono molte le cause che stanno alla base di questo fenomeno: sia genetiche sia, soprattutto, ambientali. In concomitanza con l’epidemia di obesità verificatasi nelle ultime decadi, è stato osservato l’aumento del numero di ore trascorse in attività di tipo sedentario, come guardare la televisione, giocare al computer e con i videogiochi e navigare in Internet, ed è stato osservato un cambiamento delle abitudini nutrizionali in senso negativo, come saltare la colazione al mattino (“breakfast skipping”), consumare pasti fuori casa, consumare “junk-food” da parte dei bambini e degli adolescenti.

L’obesità in età evolutiva è per il 96,5% dei casi di tipo “essenziale”, per il 2% è associata a sindromi genetiche e solo nell’ 1,5% è correlata ad anomalie endocrine.

La più temibile complicanza legata all’eccesso ponderale in età evolutiva è la sua persistenza in età adulta; inoltre, già in età pediatrica, è stata dimostrata la presenza di numerose complicanze di tipo metabolico, cardiovascolare, gastrointestinale, psicologico, endocrino, dermatologico, respiratorio e muscolo-scheletrico. Negli ultimi anni, tra le complicanze dell’obesità già presenti in età pediatrica, è stata molto studiata la “sindrome metabolica”, “cluster” di fattori di rischio cardiovascolare.

Tali complicanze rendono i nostri bambini e i nostri adolescenti vulnerabili ad aggravare tali condizioni in età adulta, aumentando il tasso di morbilità e mortalità per eccesso ponderale.

EPIDEMIOLOGIA

Per indicare la diffusione mondiale dell’”epidemia” di obesità è stato proposto il neologismo “globobesity”, in quanto, negli ultimi anni, si è verificato un incremento molto rilevante della prevalenza di eccesso ponderale in età evolutiva, anche nei Paesi con tassi di sovrappeso e obesità tradizionalmente bassi, come i Paesi in via di sviluppo.

Secondo le ultime stime, a livello mondiale, almeno 22 milioni di bambini in età prescolare (WHO) e 155milioni di bambini e adolescenti di età compresa tra i 5 e i 17 anni (IOTF) sono sovrappeso, di cui ben 30-41 milioni sono obesi.

La prevalenza dell’obesità e del sovrappeso nell’Unione Europea è aumentata dal 10 al 40% nel corso dell’ultima decade e si stima che ben 26 milioni di bambini siano sovrappeso, di cui 6,4 milioni siano obesi.

In Italia, la prevalenza di sovrappeso e obesità è del 36%, di cui il 23,6% sovrappeso (IC95%: 23,0-24,1) e il 12,3% obesi (IC95%: 11,8-12,8); tale risultato la colloca al primo posto nella classifica europea dei paesi con più alta percentuale di eccesso ponderale in età evolutiva, insieme a Spagna e Grecia.

Dallo studio Okkio alla Salute, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, si evince come la prevalenza di eccesso ponderale in età evolutiva nel nostro Paese sia superiore (dal 30 al 50%) al Sud rispetto al Nord: le percentuali di Campania (21%), Sicilia (17%), Molise (16%) e Calabria (16%) superano infatti la media nazionale del 12% di sovrappeso, mentre quelli di Friuli Venezia Giulia (4%), Valle d’Aosta (6%) e Sardegna (7%), sono nettamente inferiori, evidenziando, evidentemente, come i fattori culturali e ambientali incidono notevolmente su tale fenomeno.

In conclusione questa ricerca ha messo in evidenza che, a livello nazionale, 1 bambino su 3 è in eccesso ponderale, che corrisponde a 1 milione e centomila bambini tra i 6 e gli 11 anni.

EZIOPATOGENESI DELL’OBESITA’ IN ETA’ PEDIATRICA

L’obesità pediatrica, nel 96,5% dei casi è di tipo “essenziale”, nel 2% è dovuta ad alterazioni genetiche e solo nell’ 1,5% ad anomalie endocrine.

La genetica dell’obesità è stata nell’ultimo decennio, oggetto di ricerca intensa: è ormai accertato come ogni cromosoma umano, eccetto il cromosoma Y, contenga alcuni geni che predispongono all’insorgenza di obesità; ad oggi, infatti, sono stati individuati 408 loci genici correlati all’obesità. 

Le obesità associate a sindromi genetiche sono forme molto rare in cui l’obesità di grado elevato, che compare già nei primissimi anni di vita, è associata ad altre caratteristiche cliniche specifiche per ogni singola sindrome: le più note sono la Sindrome di Prader-Willi, di Bardet-Biedl, di Alström e di Cohen.

Le obesità endocrine costituiscono un capitolo molto importante nell’ambito dell’obesità in età adulta ma nell’età pediatrica sono rare.

Tra le patologie endocrine che determinano obesità in età pediatrica le più studiate sono la Sindrome di Cushing, l’ipotiroidismo, lo pseudoipoparatiroidismo e il deficit di ormone della crescita; chiaramente in queste forme l’obesità è accompagnata dalle altre caratteristiche cliniche specifiche della patologia in questione.

La diagnosi di obesità secondaria a patologia endocrina è estremamente importante perché l’adeguato trattamento farmacologico determina in genere una netta riduzione dell’eccesso ponderale.

CAUSE DI OBESITA’ ESSENZIALE

Il peso corporeo è il risultato dell’interazione tra fattori genetici e fattori ambientali: i geni concorrono nel conferire una predisposizione più o meno importante all’accumulo di grasso, ma un’esposizione ambientale a fattori favorenti l’obesità è indispensabile perché questa si manifesti nel fenotipo; l’ambiente influenza il soggetto nelle scelte nutrizionali, nelle abitudini motorie, nello stile di vita e nelle occupazioni durante il tempo libero.

Le situazioni ambientali che aumentano il rischio di obesità sono legate a contatti interpersonali (scuola, famiglia, amici), con cui il bambino si relaziona per la maggior parte della giornata, l’ambiente socio-economico della famiglia e del luogo di residenza, il grado di istruzione dei genitori, il reddito familiare, l’ambiente culturale a cui il bambino è esposto e l’etnia di appartenenza.

Il continuo incremento dell’obesità essenziale verificatosi nelle ultime decadi, sembra indicare come il ruolo dell’ambiente sia predominante rispetto a quello della genetica, infatti l’obesità in età evolutiva è associata per il 40-70% a fattori ambientali e solo per il 30-60% a predisposizione genetica; sebbene il ruolo effettivo dei fattori ambientali non sia ancora quantificato in dettaglio, gli apporti calorici e in nutrienti, soprattutto lipidi e carboidrati semplici, durante le varie fasce di età, e la loro distribuzione durante la giornata, la sedentarietà, l’esposizione al video, soprattutto la televisione, sono fattori di rischio certi.