ALESSANDRA: TRA RESTRIZIONE, ABBUFFATA E METODI DI COMPENSO

Buona Abbuffata anche a te”

Con la Pasqua alle porte è così che voglio iniziare questo racconto: una frase che da fuori suona normale, scherzosa perchè è tipico mangiare tanto per queste occasioni, come il Natale e la Pasqua...ma dentro certo persone può rimbombare per ore.

Un tempo forse anche io l’avrei fatta passare nella mia testa per ore perchè la parola abbuffata ricordava ogni mia crisi.

Per anni ho avuto un rapporto discontinuo con il cibo, ma in realtà non lo sapevo. Quando ci sei dentro non lo capisci, non sei lucida. O forse non gli davo molta importanza.

Dalla terza liceo in poi lo trovavo una consolazione, infatti ero ingrassata non ho mai toccato l’obesità ma avevo comunque le mie forme, le mie cosce, la pancia, ero bella in carne, e non è mai mancata la battuta di qualche amica/amico che faceva notare i chili in più.

Ma durante l’ultimo anno di triennale all’università qualcosa è cambiato, ho riniziato a fare attività fisica dopo tanti anni ed ho iniziato a mangiare meno. Dentro di me si stava innescando un meccanismo non sano: “l’esser magra a tutti i costi” mischiato a tantissima infelicità e insoddisfazione.

Fondamentalmente non mi piacevo; ma mentre perdevo sempre più chili, aumentava sempre di più il disprezzo verso me stessa, avrei cambiato ogni parte del mio corpo.

Ma poi qualcosa è ricambiato di nuovo: per mesi ho evitato qualsiasi occasione sociale, non ho mangiato la pizza (e cito questa perchè è una cosa a cui non avevao mai rinunciato fino a quel momento) per mesi, mi ero imposta delle regole, regole che per sfatarle mi sono serviti mesi di terapia.

Così un giorno il mio fisico non ne poteva più, ha ceduto, ed ho iniziato a mangiare l’impossibile.

Tutto quello che mi ero vietata per mesi l’ho ripreso con vari episodi di abbuffata. Finita l’abbuffata i sensi di colpa mi divoravano dentro, così ho iniziato anche ad usare lassativi e vomito per compensare il cibo che ingurgitavo nell’abbuffata. Ovviamente anche la palestra non mancava e arrivata ad andarci 7 giorni su 7.

Me ne vergognavo, non mi riconoscevo, ero una persona perennemente non soddisfatta e depressa.. ed ho toccato il fondo.

Un giorno ero al mare, venne a trovarmi una mia cara amica e mi fece notare che non ero più la persona di in tempo, non ero più la loro cara amica che non si faceva problemi per cene fuori e con il sorriso sulle labbra...quel sorriso che mi ha sempre contraddistinta non c’era più.

Crollai e mi consigliò di prendere in mano la situazione.

Dopo varie negazioni, decisi di andare dalla psicologa e dopo qualche settimana dissi a mia madre tutto. Penso sia stata una delle cose più difficili della mia vita.

Così ho iniziato il mio percorso ed ho conosciuto anche Erica.

Ci sarebbero mille sfumature da descrivere, episodi, motivazioni...ma ci vorrebbero troppe pagine, posso solo dire che ringrazierò tutta la vita la mia amica, Erica, la mia psicoterapeuta e mia madre.

Grazie a loro ho ricominciato a vivere.

Spero che questo mio racconto possa essere di aiuto per tantissime ragazze, per ricominciare e prendere atto di avere un problema e che si può risolvere.

Perchè preso il tempo si può risolvere con successo.