DISTURBI ALIMENTARI IN ADOLESCENZA: IL RUOLO DEI GENITORI

Il coinvolgimento dei genitori nella riabilitazione nutrizionale dei pazienti adolescenti è sempre consigliabile per i seguenti motivi:

- I genitori hanno la responsabilità e il diritto di prendere decisioni importanti per quanto riguarda il trattamento dei loro figli adolescenti e tale trattamento non può essere avviato senza il loro consenso informato;

- Studi controllati hanno fornito alcune prove empiriche di come il coinvolgimento della famiglia rappresenti un fattore positivo per il trattamento dell’anoressia nervosa negli adolescenti;

- Alcuni dati indicano come la reazione dei genitori ai sintomi di un adolescente con disturbo dell’alimentazione possa influenzare positiva mente o negativamente l’esito del trattamento;

- I genitori possono essere coinvolti nel trattamento per fornire assistenza agli adolescenti durante i pasti;

- I genitori possono creare un ambiente che facilita il cambiamento degli adolescenti stessi.

In generale è consigliabile fare sempre un incontro solo con i genitori per valutare l’ambiente familiare e in particolare:

- la loro conoscenza dei sui disturbi dell’alimentazione in generale;

- la presenza di interpretazioni disfunzionali nei confronti del comportamento alimentare disturbato del paziente (per es. pensare che il disturbo dell’alimentazione sia autoprovocato o una forma di autodistruzione conseguente delle loro scarse abilità genitoriali);

- la presenza di reazioni disfunzionali al comportamento alimentare disturbato del paziente (per es. commenti critici e ostili, cura eccessiva, ipercontrollo, rabbia, sensi di colpa, collusione con il comportamento alimentare disturbato, evitamento del problema);

- gli effetti delle loro reazioni sul comportamento del paziente;

- la presenza nell’ambiente di casa di stimoli che promuovono la dieta e aumentano la preoccupazione per il peso e la forma del corpo.

I genitori dovrebbero essere successivamente educati sui seguenti punti:

- le cause dei disturbi dell’alimentazione non sono ancora note, anche se sembrano derivare da una complessa e non ancora pienamente compresa interazione tra fattori di rischio genetici e ambientali (ridurre i sensi di colpa);

- il comportamento disfunzionale del paziente è la conseguenza di uno stato mentale caratteristico che opera nelle persone con disturbi dell’alimentazione;

- il disturbo dell’alimentazione è tenuto in vita da numerosi meccanismi di mantenimento, incluso la restrizione calorica e il sottopeso e l’obiettivo primario del trattamento è quello di identificarli e affrontarli spiegando i sintomi da malnutrizione;

- molti pazienti guariscono completamente dal disturbo dell’alimentazione e non c’è ragione di pensare che questo non accadrà al loro figlio/a (instillare speranza);

- i genitori possono contribuire involontariamente al mantenimento del disturbo del figlio adolescente o, al contrario, possono decidere di aiutarlo nel processo di cambiamento, ed è per questo che sono coinvolti nel trattamento;

- i genitori sono anche incoraggiati a creare un ambiente domestico che possa sostenere gli sforzi che il paziente sta facendo per cambiare (per es. riducendo le reazioni critiche, l’ostilità e l’eccessivo controllo, rimuovendo le bilance pesa-persone e gli specchi se in numero eccessivo o smettendo di fare delle diete per perdere peso.

Il ruolo dei genitori nella gestione dei pasti dipende dal livello di motivazione dei pazienti ad affrontare il recupero di peso. Se l’adolescente è ingaggiato, il clinico dovrebbe discutere, coinvolgendo anche il paziente, come i genitori possono essere d’aiuto prima, durante e dopo i pasti. In genere, sono fornite le seguenti informazioni:

- I genitori, come accade nella maggior parte delle famiglie, dovrebbero essere responsabili dell’acquisto, della preparazione e del servizio del cibo, senza farsi condizionare dalle regole dettate dal disturbo dell’alimentazione dell’adolescente, e di preparare il menù appropriato concordato tra il clinico e il paziente;

- La maggior parte dei pasti dovrebbe essere consumata assieme a tutta la famiglia;

- I pensieri disfunzionali dell’adolescente nei confronti dell’alimentazione non devono essere criticati, perché sono l’espressione del suo problema alimentare. I genitori dovrebbero, invece, cercare di creare un’atmosfera positiva, e incoraggiare il proprio figlio/a a mangiare applicando alcune delle strategie sopra descritte per non farsi influenzare dallo stato mentale del disturbo dell’alimentazione;

- L’adolescente va dissuaso in modo delicato dal praticare rituali alimentari per controllare la propria alimentazione;

- I genitori dovrebbero anche evitare di fare critiche manipolative e nelle situazioni difficili, cercando invece di essere empatici e di fornire supporto.

Quando il paziente raggiunge il proprio obiettivo di peso, i genitori vanno informati sul fatto che il trattamento si concentra da allora in poi sulle regole dietetiche residue estreme e rigide, e che i pasti dovranno progressivamente essere consumati come farebbe una famiglia in cui l’adolescente non ha un disturbo dell’alimentazione.

Se l’adolescente non è ingaggiato nel processo di recupero di peso, i genitori possono essere incoraggiati dal clinico, anche in assenza del coinvolgimento attivo del paziente, ad adottare delle strategie, che seguono i principi sopra descritti,per aiutare il paziente a regolarizzare la frequenza dei pasti, ad aumentare la quantità di alimenti assunti e ad espandere le scelte alimentari.