DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE: IO NON SONO CIO' CHE MANGIO

Il 15 marzo ricorrerà la giornata nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata alla sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare. Da qualche anno collaboro con altre professioniste che, come me, si occupano con passione di disturbi alimentari ed immagine corporea; insieme a loro ho deciso di dedicare il mese di marzo alla divulgazione di informazioni e tematiche che ruotano intorno al mondo dei disturbi alimentari. Perché riteniamo che sia così importante parlarne? Si sono creati nel tempo molti pregiudizi e circolano diverse informazioni scorrette che creano parecchia confusione. Spesso chi ne soffre si vergogna dei propri comportamenti alimentari e li attribuisce a scarsa forza di volontà oppure non si rende conto di trovarsi in una situazione che è sfuggita di mano; ciò fa sì che ci si rivolga alle cure specialistiche dopo molto tempo dall’esordio della problematica.

Erica Baroncelli, dietista; Valeria Rossi, psicoterapeuta; Veronica Santini, medico chirurgo

Disturbi alimentari cosa sono? Chi colpiscono?

I disturbi alimentari (anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata, disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati) sono patologie caratterizzate da un cambiamento delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e/o forma del corpo; sono uno dei più comuni problemi di salute che affliggono prevalentemente adolescenti e giovani donne, tuttavia chiunque (anche persone con aspetto sano) può soffrire di un disturbo alimentare, a prescindere dall’età, dal sesso, dalla taglia o dal peso corporeo. Creano sia danni fisici (rischi medici associati) che sociali/relazionali e spesso ne risentono anche la vita scolastica o lavorativa.

Si può guarire da un disturbo del comportamento alimentare?

La risposta è sì, la guarigione è realmente possibile! Se trattati da professionisti specializzati il 70% dei pazienti può guarire o migliorare, mentre se non trattati le problematiche alimentari tendono a cronicizzare.

I disturbi alimentari sono scelte?

Questo purtroppo è uno dei pregiudizi più comuni, i disturbi alimentari non sono capricci o mode ma disturbi riconosciuti e classificati nei principali manuali diagnostici attuali come il DSM-5. Avere un disturbo alimentare non è una scelta personale, per scegliere bisogna essere liberi e le persone con un disturbo alimentare non lo sono. Le persone che non hanno un disturbo alimentare sono libere di mangiare o non mangiare, di muoversi o stare ferme, di pensare a certe parti del corpo oppure di non pensarci. Le persone con un disturbo alimentare sono spaventate dal mangiare, dall’aumento di peso e sono costantemente focalizzate su certi pensieri che riguardano il peso, le forme del corpo ed il controllo dell’alimentazione.

Al di là della diagnosi, che vuol dire Soffrire di un disturbo alimentare?

  • valutare se stessi in modo quasi esclusivo in base al controllo che si riesce ad esercitare sul peso, sulla forma del corpo e sull’alimentazione;

  • mettere in atto comportamenti finalizzati al controllo del peso come la dieta ferrea, l’esercizio fisico eccessivo e compulsivo, il vomito auto-indotto, l’utilizzo improprio di lassativi e di diuretici, contare le calorie, continuare a leggere etichette nutrizionali, controllare il piatto degli altri, mangiare lentamente, spezzettare il cibo in piccoli pezzi (check dell’alimentazione), pesarsi ripetutamente, scrutare il proprio corpo, toccarsi continuamente, confrontarsi con gli altri ed evitare l’esposizione del corpo (check del corpo);

  • essere imprigionati in un circolo vizioso che si auto-mantiene: i comportamenti sopra descritti hanno un’influenza sulla salute fisica ed andando ad interagire con i pensieri, con le preoccupazioni sul peso e sulla forma del corpo danno luogo a circoli viziosi che mantengono e perpetuano il disturbo.

È colpa della famiglia?

Tutti gli studi più recenti riconoscono i disturbi alimentari come patologie con una causa multifattoriale: entrano cioè in gioco diversi fattori di tipo biologico psicologico e sociale. Questo significa che non vi è un’unica causa e soprattutto che non può essere colpevolizzata la famiglia. I familiari, anzi, possono essere i migliori alleati durante il trattamento.