PUOI STARE BENE

Mi presento, mi chiamo Elena e ho sconfitto i disturbi alimentari e tutte le cause ad essi annessi. Voglio portarvi un messaggio che mi sarebbe piaciuto sentire durante gli anni che ho passato nell'oscurità: i disturbi alimentari hanno un loro perché, questi perché possono essere capiti, si può imparare a gestirli, dai disturbi alimentari si può guarire. Si può stare bene, non solo meglio e non solo a volte, ma BENE, bene davvero.
Sono caduta nei disturbi alimentari a 19 anni, mio padre è sempre stato un maresciallo e ha sempre cresciuto i suoi figli incutendo timore, paura, al fine non solo di ottenere il rispetto, ma anche di imporre la sua personalità, le sue idee, i suoi comandamenti, le sue visioni, a tutti noi. Cosa vuol dire questo? Non accettare personalità diverse dalla propria. Per tanti anni sono riuscita a contrastare i suoi modi di fare, anche se riuscivano a colpirmi parecchio, avevo abbastanza forza per difendermi. A 19 anni è successo che mi lasciai con un ragazzo, momento di debolezza totale, mi ritrovai fragile e tutti i colpi scagliati da mio padre non sono più riuscita a scansarli. Cedo e cado nei disturbi alimentari. Attenzione, la causa sì era mio padre, ma io ero sotto un trauma che non vedevo, ero dominata dalla sua persona e non me ne rendevo conto, semplicemente agivo come pensavo di dover agire, senza sapere che quella non ero io, era mio padre che viveva dentro di me, al posto mio. Ignoravo tutto questo. Non l'ho capito per molto tempo, mi chiedevo perché? Perché a me? Mi sentivo brutta, cattiva, meritevole di quel dolore, ma di fatto non riuscivo a pensare a qualcosa di tanto grave che io potessi aver fatto per meritarlo davvero. Pensieri e sentimenti contrastanti. Indovinate un po' quali dominavano? Quelli che mi spingevano giù, nel dolore. Non a caso, chi era l'unica persona che accettavo accanto a me? Mio padre. Non a caso, non riuscivo a risalire. Ero cieca, non vedevo. Ho cambiato tre psicologhe, la prima mi disse che un'anoressica non poteva provare sentimenti, la seconda si addormentava durante le sedute che comunque mi toccava pagare, la terza è stata diversa, agiva, mi offriva degli strumenti, dei piani per uscire, ho pensato che fosse quella giusta, sorrideva e sapeva ridere, mi piaceva. Ho iniziato a lavorare con lei e con una nutrizionista. Mi sembrava di fare qualcosa per combattere. Non siamo riusciti a trovare le cause dei miei disturbi alimentari, i pensieri continuavano a peggiorare, con le abbuffate, l'aumento di peso, lo stress arrivava alle stelle. Vedevo la mia impotenza ed ero convinta che se nemmeno io riuscivo a capire cosa potesse farmi male nessuno avrebbe potuto farlo. Termino il mio percorso con psicologa e nutrizionista. Ma mi rendo conto che degli strumenti, degli insegnamenti me li hanno lasciati perché decisa a vincere a tutti i costi inizio ad ascoltarli. "Quando senti che vuoi abbuffarti, fermati, vuol dire che sei in una fase di stress, fai qualcosa che ti piace fare". All'inizio le ho prese per pazze, la mia mentalità anoressica mi imponeva di non fermarmi mai, dovevo eccellere, dovevo studiare, dovevo pulire, dovevo fare, fare, fare, mai riposare, mai qualcosa per me, solo ed esclusivamente ciò che mio padre mi aveva insegnato, lavorare, non fermarsi mai. Ricordo di un giorno, Aprile 2022, stavo studiando, mi venne il desiderio di abbuffarmi, capii che il percorso universitario intrapreso non era il mio, che finché sarei rimasta lì a studiare non sarei mai riuscita a guarire, ma sapevo che se non avessi studiato non mi sarei laureata. Avevo due possibilità, eccellere, accontentare gli altri, oppure, assecondare i miei bisogni, i miei desideri, i miei, davvero miei. Decisi che guarire non voleva dire "non fare niente", voleva dire lottare. Che se per guarire avevo bisogno di riposo, ebbene, quel riposo non era "non fare niente" era guarire. Che se avevo bisogno di svago, lo svago non era "non fare niente" era guarire. Che se avevo bisogno di pensare, pensare non era "non fare niente", era analizzarmi, capire, guarire. Sono stata 4 mesi a "guarire", sono fortunata io, ho avuto la fortuna di essere circondata da persone che lì per lì pensavano che io "non stessi facendo niente", ma dopo una mia approfondita spiegazione hanno capito che stavo lottando, che stavo "guarendo" e mi hanno permesso di farlo. Piano piano di fatto ho iniziato a capire. Ho capito che nella mia testa viveva l'idolo di mio padre. Dovevo debellarlo, piano piano ce l'avrei fatta. Sono andata in Africa, mi sono sentita amata e cosa più importante, ho sentito di amarmi. Tornata a casa ho continuato a "guarire" per altri 6 mesi. Ho capito che non si può piacere a tutti, ho capito che non avrei più accettato qualcuno nella mia vita che non mi facesse sentire apprezzata. Non sarebbe più stato un cruccio, si può piacere ma anche no, banalmente non accetto chiunque nella mia vita, non mi piace chiunque nemmeno me. E va bene così. Ho capito che nella mia vita qualcuno che non mi faceva sentire apprezzata c'era, qualcuno l'ho ridimensionato, qualcuno l'ho eliminato. Lo studio non mi apparteneva, l'ho messo da parte, ho capito che i bambini mi facevano stare bene, ho iniziato a fare la babysitter e a breve spero di entrare alla facoltà di scienze della formazione primaria. Inizio a seguire un altro insegnamento della nutrizionista "asseconda i tuoi bisogni, quello che il tuo organismo ti richiede". Il mio corpo non si fidava più di me. Poverino, l'avevo privato per tanto tempo di cibo, ero poi finita per rimpinzarlo di tutto quello che mi capitava tra le mani. L'avevo torturato, e aveva tutte le ragioni del mondo per non fidarsi del mio cervello. Quell'insegnamento non mi faceva più così paura, non mi importava più se sarei ingrassata, dimagrita, mi sentivo bella, dentro e fuori, non sarebbe stato di certo qualche chilo in più o in meno a modificare i pensieri che le persone avevano di me. Questa è una consapevolezza nuova, mi rendo conto che durante i disturbi ero convinta del contrario, perché io stessa guardavo gli altri come numeri sulla bilancia. Ma a mente lucida, pulita, non era più così, non me ne fregava proprio niente del peso degli altri e ero sicura di non voler attorno persone che mi giudicassero in funzione del mio. Sono molto più di un numero. Sto bene. Capisco cos'è successo nella mia testa, il potere che ha avuto mio padre, mi rendo conto che questo potere l'ha perso, che l'ho sconfitto, capisco di essere guarita. Ricontatto la psicologa, volevo la conferma. Con lei inizio un nuovo percorso, finalmente riesco a vedere tutto ciò che mi ha fatto del male e finalmente riesco ad analizzarlo, capirlo e imparare a gestirlo insieme a lei. Ricontatto anche la nutrizionista, io dovevo imparare a nutrire il mio corpo nel modo giusto, lui doveva imparare a fidarsi di me. Inizio quindi un percorso per l'alimentazione intuitiva, mi rendo conto che il mio organismo, il mio cervello, da solo era già partito verso quella direzione. Il 02/08/2024 è ufficialmente terminato anche questo percorso. L'ultima traccia lasciata dai disturbi alimentari è stata ripulita. Si può guarire. Si può stare bene. Un abbraccio a chiunque stia leggendo. Puoi farcela